Storia Dinastia Villehardouin

Nell'aprile 1217 il nuovo imperatore Pietro II de Courtnay, sposato con Iolanda di Fiandra, sorella dell'imperatore Enrico d’Avesnes Hainaut, decise di raggiungere Costantinopoli via terra per la via Egnatia, attraversando il Despotato d'Epiro, ma venne catturato da Teodoro I Lascaris.

L’imperatrice Iolanda con le figlie Agnès e Maria, in viaggio per mare, erano approdate nel porto di Katakolo (Olympia), Geoffroy de Villehardouin ne fu informato e decise di raggiungerle per rendere omaggio e invitarle al castello di Pontikokastro, detto Beauvoir per la splendida vista sul mare e le isole da lui governate. Durante questo incontro venne deciso il matrimonio tra Geoffrey II de Villehardouin e Agnès, figlia dell’imperatore Pietro II de Courtnay.

Geoffroy I de Villehardouin morì nel 1218 a Messinopoli, le sue spoglie furono sepolte nella Chiesa di San Giacomo ad Andravida. In quel momento il principato era saldo e prosperoso e Geoffrey II de Villehardouin diede ordine di costruire la grande fortezza di Glarentza (detta Clermont o Chloumoutsi) ed il porto con le tasse pagate dal clero latino (non avendo firmato insieme con Othon de la Roche il secondo concordato di Ravenika del 1210); ci vollero tre anni per la costruzione completa del forte.

Alla morte di Pietro II, sua moglie Iolanda assunse la reggenza; si alleò con i bulgari per combattere i vari stati bizantini e siglò la pace con Teodoro I Lascaris, dandogli in moglie sua figlia Maria. Poco dopo Iolanda morì e le successe Roberto de Courtnay, suo secondo figlio, dopo il rifiuto del trono del primogenito Filippo. Roberto de Courtney fu incoronato in Santa Sofia il 25 marzo 1221.

Geoffrey II de Villehardouin costituì una grossa flotta navale e nel 1236 quando Costantinopoli fu assediata da Giovanni III Dukas Vatazes, lasciò suo fratello Guillaume II de Villehardouin a governare il principato di Acaia ed intervenne con sei navi, 100 cavalieri e 800 arcieri contribuendo alla liberazione dall'assedio. In dono per i servigi resi ricevette l’isola di Eubea e il regno di Boudonitza.

Nel 1245 Geoffrey II de Villehardouin morì senza eredi ed il principato passò a Guillaume II de Villehardouin. Sul letto di morte chiese al fratello di costruire una grande cattedrale ad Andravida; Guillaume II affidò la costruzione all’ordine cavalleresco dei Templari.

Guillaume II de Villehardouin era colto, parlava correntemente sia il francese che il greco ed era conosciuto come trovatore. Fin dall'inizio del suo regno decise di fortificarne i possedimenti: con l'aiuto della flotta veneziana conquistò nel 1249, dopo tre anni di assedio, la fortezza di Monemvasia. Per assicurare il governo del territorio costruì le tre fortezze di Mistra, Maina (detta Megali Maina o Grand Magne) nella Laconia, e Levtro (il franco Beaufort), dando ai greci una signoria salda e sicura. Creò a Lacedaemonia La Creimonie, la migliore scuola cavalleresca dell’impero, e nel 1248 ospitò qui il duca Ugo IV di Borgogna, in viaggio per la settima crociata.

Nel 1255 la morte di Carintana dalle Carceri, sua seconda moglie che aveva ereditato Oreo, determinò una serie di conflitti per il possesso dell'Eubea, allora sotto il controllo di Venezia e dei tre terzieri veronesi. Un accordo segreto aveva stabilito che se uno dei terzieri moriva senza eredi dovevano succedergli gli altri due. L'accordo era tuttavia contrario ai principi feudali che, secondo le Assises de Romanie, davano il diritto di decidere la successione al signore feudale, che era Guillaume II de Villehardouin, principe di Acaia.

Quando Leone dalle Carceri e i suoi figli reclamarono presso Villehardouin il possesso di Oreo, il principe nel giugno 1256 la occupò. Scoppiò la guerra e i due terzieri chiesero aiuto a Venezia: a Tebe il 14 giugno 1256 i terzieri concludevano un patto con i veneziani nel quale rinunciavano alla fedeltà verso Villehardouin e si dichiaravano fideles homines legii di Venezia, inoltre si pronunziarono a favore del possesso da parte di Venezia di Castel Rosso, da cui si controllava il ponte che univa il Negroponte (Eubea) alla terraferma e cedettero, infine, vari privilegi, un quarto della città, giurisdizioni e diritti commerciali.

Nel 1257 Villehardouin inviò Geoffroi de Briel, signore di Karytaina, a riconquistare l’isola, che venne devastata. Ulteriori combattimenti estero la guerra anche alla Morea. Nella primavera del 1258 Villehardouin vinse la battaglia a Monte Karydi contro Guy de la Roche, signore di Tebe e alleato dei Veneziani.

Irritato dal comportamento sleale del duca di Atene, chiese ed ottenne il giudizio dell’Alta Corte, ma il consiglio dei Pari si rifiutò di concedere al principe la desiderata confisca dei feudi di Guy de la Roche e rimandarono al giudizio del re di Francia. Guy de la Roche dovette recarsi in Francia al cospetto del re, che a sua volta lo assolse e, per ricompensarlo del lungo viaggio affrontato, lo nominò Duca di Atene.

Ancora senza eredi, Guillaume II de Villehardouin sposò ad Arta nel 1258 Anna Angelo Comneno, terza figlia del despota d'Epiro Michele II, (“bella come Hélène de Ménélas”, Jean Longnon L'Empire Latin de Constantinople et la Principauté de Morée Payot Paris 1947 p. 194) e decise di intervenire nel conflitto fra i greci d'Epiro e i greci di Nicea, per impedire la caduta di Costantinopoli nelle mani di Michele VIII Paleologo. Nell'ottobre 1259 Villehardouin condusse alla pianura di Pelagonia in Macedonia un vasto esercito di cavalieri provenienti da ogni territorio della Grecia Franca, ma fu tradito da Giovanni, figlio illegittimo di Michele II, che abbandonò furtivamente il campo di battaglia; così Guillaume II de Villehardouin venne sconfitto a fine settembre e fatto prigioniero per tre anni a Lampsakos, sullo stretto dei Dardanelli. Il principato di Acaia fu affidato a Guy de la Roche duca di Atene, suo antagonista.

Nel 1260 nacque Isabelle, la prima figlia di Guillaume II de Villehardouin.

Solo nel 1262 Guillaume II recuperò la libertà, cedendo quale compenso le fortezze di Monemvasia, Maina e Mistrà all'impero greco di Michele VIII Paleologo. Venne condotto a Negroponte dove lo attendeva Guy de la Roche Duca di Atene ad accoglierlo con tutti gli onori e fu scortato a Tebe; qui venne stilato il trattato di pace tra il principe, i veneziani e i tre terzieri che risolveva la disputa per il controllo dell’Eubea, ripristinando un equilibrio paritario: si stabiliva che i terzieri dovevano rinunciare a prestare omaggio ligio al doge rinnovandolo al principe di Acaia, mentre Venezia manteneva le considerevoli rendite, diritti e vantaggi sull'isola. Il terzo di Oreo fu assegnato a Grapella dalle Carceri, figlio di Leone; i restanti due terzi a Guglielmo da Verona e Narzotto dalle Carceri.

La formazione di una provincia bizantina in Morea segna però l'inizio della decadenza del principato. I vari conflitti per i confini determinano uno stato permanente di agitazione e le frequenti scorrerie turbarono profondamente l'agricoltura e il commercio. Le popolazioni greche si sentirono nuovamente attratte da Costantinopoli, mentre l'aristocrazia franca, dopo il massacro di Pelagonia, apparve diminuita di forze e di numero.

Rientrato nel suo principato, Villehardouin con l’aiuto economico di papa Urbano IV cercò di riorganizzare i feudi ed i suoi cavalieri per riconquistare le fortezze ed i territori occupati dai bizantini, iniziando da Monemvasia. L’imperatore niceno Michele VIII Paleologo inviò a difesa un’armata guidata dal fratello Costantino, composta da valorosi guerrieri greci e 1500 mercenari turchi, attratti dai privilegi e compensi promessi dall’impero. Nel 1263 l’armata imperiale bizantina si scontrò con l’esercito dei cavalieri franchi a Mesisklin, nei pressi di Andravida; il malcontento dei mercenari, in battaglia da più di sei mesi senza aver ricevuto la paga, favorì il loro tradimento. Il nobile Ancelin de Toucy, trasferitosi in Morea dopo la caduta di Costantinopoli, parlava correntemente la lingua turca e fece da intermediario all’incontro per l’alleanza tra Villehardouin ed i due comandati mercenari sul fiume di Elis. Le forze franco-turche si mossero verso Kalamata e la battaglia infuriò sul passo del Makryplagi; quando Ancelin de Toucy alla guida dell’avanguardia raggiunse il promontorio della collina i greci li assaltarono, ma i mercenari turchi accerchiarono i bizantini spingendoli alla fuga verso la Grotta di Gardiki, dove i Greci di Nicea furono sconfitti.

Michele VIII Paleologo non voleva però conquistare il principato di Acaia soltanto con la forza, così chiese a Guillaume II di promettere in moglie sua figlia Isabelle al suo erede, il figlio Andronico II; ma i nobili franchi della Morea, fieri della propria nazionalità, continuavano a scegliere le proprie compagne tra le più aristocratiche famiglie francesi.

La battaglia di Benevento fu combattuta il 26 febbraio 1266 fra le truppe guelfe di Carlo d'Angiò, fratello di Luigi IX, e quelle ghibelline di Manfredi di Hohenstaufen, figlio di Federico II. La sconfitta e la morte di Manfredi (che nel 1259 aveva sposato Elena Ducas, figlia di Michele II despota d'Epiro e sorella di Anna Angelo Comneno, moglie di Guillaume) portarono alla conquista Angioina del Regno di Sicilia e dei territori del despotato d’Epiro (Durazzo e Corfù).

Il 24 maggio 1267 Baldovino II, fuggito in Italia dopo la caduta di Costantinopoli, incontrò Carlo d’Angiò a Viterbo e al cospetto di papa Clemente IV fu firmato il trattato che assegnava agli Angioini il legale diritto sul principato di Acaia e Morea. A ratificare l’accordo era presente Leonardo di Veroli, in vece di Guillaume.

Nel 1267 nasce Marguerite, la seconda figlia di Guillaume II de Villehadouin.

Nel 1268 per garantirsi protezione contro ulteriori attacchi bizantini, Guillaume II de Villehardouin si imbarcò da Glarentza e in tre giorni di navigazione raggiunse Brindisi per unirsi alla battaglia di Carlo I d’Angiò contro Corradino di Svevia, chiamato dai ghibellini a rivendicare il trono di Sicilia dopo la morte del padre Corrado.

La battaglia si svolse il 23 agosto 1268 a Tagliacozzo tra Scurcola Marsicana e Albe in Abruzzo. L'esercito svevo, forte di circa cinquemila uomini era superiore per numero a quello di Carlo d’Angiò ed avanzò su tre file, la prima guidata da Kroff di Flüglingen, la seconda da Enrico di Castiglia, mentre il giovane Corradino si trovava nella terza. Carlo mandò incontro al nemico le sue truppe su due file, guidate da Henri de Courances e Guillaume de Villehadouin. Per ingannare l'avversario Henri de Courances portava le insegne reali. Guidato dall’esperienza bellica di Villehardouin, Carlo comandava la terza linea, pronta alla sorpresa e nascosta alla vista del nemico. Gli uomini di Corradino si gettarono in massa contro l’armata che portava le insegne reali e, sicuri di aver ucciso l'odiato francese e di avere in pugno la vittoria, ruppero le formazioni per saccheggiare il campo nemico. Carlo con le sue truppe scelte attaccò improvvisamente gli svevi, che dopo un aspro combattimento furono completamente battuti. Corradino fuggì alla volta di Roma.

Dopo la vittoria, Guillaume de Villehadouin si recò a Napoli con Carlo d’Angiò e firmò il contratto di matrimonio tra sua figlia Isabelle e Filippo, secondo figlio di Carlo I d'Angiò; l’accordo prevedeva il definitivo passaggio del regno di Acaia alla famiglia d’Angiò alla morte di Guillaume de Villehardouin, qualora non ci fossero stati eredi maschi.

Il 28 maggio 1271 Isabelle, ancora bambina, sposò Filippo d'Angiò nella Cattedrale di Trani ed in seguito si trasferirono nel Castel dell’Ovo a Napoli.

Intanto una nuova spedizione di Michele VIII minacciava nuovamente la Morea e Guillaume chiese l’aiuto del nuovo alleato Angioino che inviò grano, denaro e le sue truppe guidate dal maresciallo Dreux de Beaumont. La guerra si risolse velocemente visto che i greci conoscevano le tattiche belliche dei franchi ed evitarono scontri diretti, limitandosi ad arretrare dai territori occupati, e dal canto loro i cavalieri franchi non avevano scorte sufficienti per un lungo conflitto.

Guillaume de Villehardouin morì a Kalamata nel maggio 1278 e, essendo morto a Bari nel 1277 il marito di sua figlia Filippo d'Angiò senza eredi, il principato passò a Carlo I d’Angiò. Gli Angioini di Napoli erano i soli che potessero arrestare lo sviluppo dell'impero dei Paleologi.

Isabelle era ora in semiprigionia a Napoli, come dieci anni prima era accaduto a sua zia Elena Angelo Comneno, vedova di Manfredi ucciso nella battaglia di Benevento. Intanto Anna Angelo Comneno, vedova di Guillaume ed erede del castello di Kalamata e Chloumoutsi a Glarentza, sposava nel 1280 Nicola II de Saint’Omer, barone di Tebe, antagonista di Villehardouin nella battaglia di successione dell’Eubea del 1256-’58.

Nel 1282 Carlo I si accordò con Venezia per far partire truppe terrestri verso l'impero greco; pochi giorni dopo però iniziarono a Palermo i Vespri Siciliani, costringendo a dirottare il suo esercito verso la Sicilia. Nel regno di Sicilia il governo oppressivo di Carlo d'Angiò aveva provocato lo scontento della popolazione per la forte pressione fiscale, inoltre i Siciliani non perdonavano al re di aver trasferito la capitale da Palermo a Napoli. I Siciliani, che avevano chiesto invano al papa la possibilità di autogovernarsi come confederazione di liberi comuni in forma repubblicana, si rivolsero allora al re di Aragona e Valencia, Pietro III il Grande, marito di Costanza di Hohenstaufen, figlia di Manfredi. Il sovrano Aragonese sbarcò a Trapani il 30 agosto, causando meno di un mese più tardi la fuga di Carlo I, che il 26 settembre fu costretto a lasciare la Sicilia, perdendone di fatto il regno.

Nel corso del 1284, Carlo I si recò in Provenza per preparare una flotta che avrebbe dovuto unirsi alle navi in attesa nel porto di Napoli, per poi incontrarsi ad Ustica con il resto della forza navale, composta da trenta galere, e con l'armata italo-angioina proveniente da Brindisi. Ma il 5 giugno la flotta siciliano-aragonese, sotto il comando dell'ammiraglio Ruggero di Lauria, si presentò dinanzi al porto di Napoli; Carlo II d'Angiò detto lo zoppo, disobbedendo all'ordine del padre, uscì dal porto con le sue navi per combattere ma fu sconfitto e fatto prigioniero assieme a molti nobili napoletani. Quando Carlo I arrivò a Gaeta seppe della sconfitta; dovette così rinunciare all'invasione della Sicilia e, dopo un inutile assedio di Reggio, si diresse in Puglia dove il 7 gennaio 1285 morì a Foggia.

Nel 1288 Carlo II venne liberato col trattato di Campofranco, lasciando in ostaggio al suo posto tre dei suoi figli.

Nel 1289 Carlo II cedette alle insistenze di due sudditi d'Acaia, Jean de Chauderon e Geoffroy de Tournay, e restituì il principato di Acaia ad Isabelle de Villehardouin, la quale, dopo dieci anni di semiprigionia a Napoli, sposò il 16 settembre 1289 Florent d'Avesnes dei conti di Hainaut, connestabile del Regno di Napoli; il matrimonio fu concesso soltanto a patto che, in caso di decesso di Florent, Isabelle avrebbe dovuto chiedere il consenso per le nuove nozze a Carlo II pena la perdita del titolo. Preso solennemente possesso dell'Acaia, Isabelle e Florent cercarono di far scomparire le tracce della pesante amministrazione Angioina: Florent assicurò la pace con i greci con il trattato di Glarentza del 1290 che durò fino al 1293, allorché i greci si ripresero Kalamata. Florent persuase Michele VIII Paleologo a restituirla.

Il 1 settembre Marguerite, che aveva ereditato i due terzi della baronia di Akova nell’Arcadia e il castello di Matagrifon, sposò Isnard de Sabran, che morì solo tre anni dopo lasciando una figlia Isabel appena nata.

Nel 1296 i greci ripresero il castello di San Giorgio in Arcadia; Florent lo mise sotto assedio ma morì il 23 gennaio 1297 senza averlo riconquistato. Florent non aveva avuto figli maschi ma una bambina Mahaut nata il 29 novembre 1293, già promessa in sposa a Guy II de la Roche, duca d'Atene. Isabelle si ritirò nel castello di Nesi nei pressi di Kalamata e l’amministrazione del principato venne affidata al bailie Riccardo II Orsini. Per proteggere le frontiere ed il suo popolo, Isabelle fece costruire un nuovo castello Chastel-neuf nella valle di Kalamata; su suggerimento di Nicola III de Saint’Omer venne inoltre stabilito il matrimonio di Mahaut e Guy II de la Roche.

Nel 1299 Marguerite sposava in seconde nozze Riccardo II Orsini, conte di Cefalonia e Zante, molto più anziano di lei; lo stesso anno venne celebrato il matrimonio di Mahaut e Guy II de la Roche.

Nel 1300 Isabelle si recò a Roma per il primo Giubileo indetto da Bonifacio VIII, il principato venne affidato a Nicola III de Saint’Omer. Isabelle, bisognosa di sostegno, sposò senza il consenso di Carlo II il 12 febbraio 1301 a Roma Filippo di Savoia, figlio di Tommaso III e signore del Piemonte. Ma il malcontento dei baroni e di Carlo II costrinsero Filippo ed Isabelle a rinunciare ad ogni tentativo di affermazione della loro autorità in Acaia. Filippo, piuttosto bellicoso, cercò di riconquistare la Laconia ma il suo carattere autoritario lo rese inviso alla nobiltà locale e fu infine costretto ad accettare l'istituzione di un parlamento dei nobili, per contenere la sua autorità. Poco dopo una rivolta di contadini, esasperati dall'eccessiva pressione fiscale, fece sì che Carlo II d'Angiò nel 1306 richiamasse a Napoli Filippo ed Isabelle. Filippo fu accusato di slealtà e di aver fallito nel sostenere Carlo in una campagna militare contro l'Epiro e Isabelle di non aver richiesto il consenso del sovrano prima di sposare il Savoia. Carlo II d'Angiò tolse l'Acaia ai due coniugi assegnandola al figlio Filippo I di Taranto che divenne così Filippo II di Acaia.

In cambio della rinuncia all'Acaia, Filippo di Savoia ottenne, nel maggio 1307, la Contea di Alba: la coppia si divise e, mentre Filippo tornò in Piemonte, Isabelle andò a vivere nell’Hainaut con le figlie Alice, Agnese Isabella e Margherita, senza rinunciare ai suoi diritti sull'Acaia; Isabelle morì il 23 gennaio 1312.

Così, mentre il governo dell'Acaia era praticamente nelle mani dei balivi angioini e dei pochi baroni franchi indipendenti, varie famiglie si contendevano la signoria nominale del principato.

Filippo di Taranto nel 1313 cedette i suoi titoli a Mahaut Hainaut, già vedova di Guy II de la Roche, duca d'Atene, ed ora sposata a Louis de Bourgogne, re titolare di Salonicco. Al loro tentativo di occupare la penisola nel 1316 si oppose Ferràn d'Aragona, del ramo di Maiorca, che aveva sposato Isabel de Sabran, figlia di Isnard de Sabran e di Marguerite, secondogenita di Guillaume de Villehardouin.

Marguerite de Villehardouin, dopo la morte della sorella Isabelle, era andata a Napoli e aveva concluso un accordo segreto con la regina Sancha d’Aragona, moglie di Roberto d’Angiò e sorella di Ferràn de Maiorca. Ferràn avrebbe dovuto prendere in moglie Isabel de Sabran, ed in dote i diritti sul Principato di Acaia. Sancha, che desiderava favorire con tutte le forze le aspirazioni del fratello, armò segretamente un galeone e spedì Marguerite alla corte di Federico III di Sicilia. Il contratto matrimoniale tra Isabel de Sabran e Ferràn de Maiorca fu firmato nel febbraio 1314 a Messina. Marguerite de Villehardouin cedette espressamente a Ferràn de Maiorca tutti i diritti e le entrate che possedeva in Morea, inoltre rinunciò ai suoi diritti su Glarentza e Kalamata, mentre la figlia Isabel portò in dote Matagrifon, feudo ereditario di Marguerite. Il 18 febbraio il matrimonio fu celebrato alla presenza di Federico III. Ferràn de Maiorca iniziò subito ad organizzare una spedizione militare in Morea con l'aiuto del fratello Sancio e di Giacomo II d'Aragona, ma dovette rinviare la partenza di oltre un anno.

Il 5 aprile 1315 nacque a Catania Jaime (Giacomo) III de Maiorca, Isabel de Sabran morì probabilmente per le conseguenze del parto il 7 maggio. Nel suo testamento, redatto il 15 marzo 1315 (poco dopo la morte di sua madre Marguerite) e aperto il 12 maggio alla presenza di Ferràn a Catania: Isabel aveva lasciato in eredità tutti i suoi possedimenti e i suoi diritti al nascituro, mentre a Ferràn spettava l'usufrutto vitalizio. Ferràn nel frattempo aveva invano richiesto la restituzione dei beni di Marguerite de Villehardouin, defunta dopo una prigionia nel suo castello di Chloumoutsi, che il bailo angioino in Acaia, Nicolas le Maure, aveva requisito. Il comportamento ostile del funzionario angioino convinse Ferràn, dopo essersi consultato con Federico III, a realizzare i suoi progetti una volta per tutte con la forza delle armi.

Alla fine del giugno 1315 Ferràn si imbarcò a Messina con 500 cavalieri diretto in Morea, dove l'8 luglio 1315 approdò nei pressi di Glarentza, dopo che un tentativo da parte di Nicolas le Maure e Niccolò Orsini di sventare lo sbarco era fallito. Le truppe del bailo angioino ripiegarono dapprima su Chloumoutsi e poi su Kalamata, dove Nicolas le Maure tentò di organizzare la difesa della Morea. Dopo la conquista di Glarentza, Ferràn cercò dapprima di consolidare la sua posizione per via diplomatica e richiese di nuovo la restituzione dei beni requisiti della suocera Marguerite. Solo dopo un nuovo rifiuto, l'Infante passò all'offensiva e conquistò in successione Andravida, L'Oriol e la Glisière. Dopo questi successi Niccolò Orsini conte di Cefalonia, Nicolas de Dramelay barone di Chalandritsa e Nicolas de Nivelet fecero atto di sottomissione e gli consegnarono il castello di Chloumoutsi. Ferràn tentò allora di sottomettere l'intero principato di Acaia con un'unica campagna militare e proseguì verso sud in direzione di Levtro (Beauvoir), dove s'imbatté nell’esercito di Nicolas le Maure, infliggendogli una decisiva sconfitta. Dopo la conquista di Beauvoir e l'ulteriore ritirata del bailo angioino su Kalamata l'Infante pensò di avere in pugno la situazione, e lo stesso Le Maure finse di sottomettersi a Ferràn. Senza che fosse riuscito a prendere Matagrifon, il nuovo signore della Morea ripiegò su Glarentza, dove trascorse l'inverno.

Mahaut Hainaut arrivò a Port-de-Jonc (Pylos o Navarrino) alla fine del 1315 e venne accolta dal bailo angioino Nicolas le Maure quale legittima erede del principato. Nell'aprile 1316 Louis de Bourgogne sbarcò a Patrasso con 1500 uomini.

In questa situazione critica Ferràn si rivolse al fratello Sancio e ai catalani nel Ducato di Atene perché gli inviassero dei rinforzi.

Louis de Bourgogne nel frattempo sferrò l'offensiva e, dopo la riconquista di Beauvoir, pose l'assedio a Chalandritsa. Ferràn, che temeva la perdita di questo castello così importante strategicamente, mosse contro la città assediata ma Louis si ritirò con le sue truppe nella ben difesa Patrasso e da lì spedì un'ambasceria al catepano greco di Monemvasia, chiedendo nuovi aiuti. Solo dopo che il funzionario greco ebbe promesso l'invio di 2.000 uomini, Louis si decise a modificare la sua strategia e ad affrontare Ferràn in campo aperto, prima che arrivassero i soccorsi da Maiorca e da Atene o Ferràn potesse rientrare nella fortificata Glarentza.

Di fatto Ferràn, dopo un consiglio di guerra con i suoi capitani, decideva di asserragliarsi a Glarentza e di attendervi l'arrivo di truppe fresche; riuscì effettivamente a portare le sue truppe nella città, ma il 3 luglio 1316 ne uscì di nuovo con il suo esercito, probabilmente perché temeva che i rinforzi non sarebbero giunti in tempo e che rischiasse di rimanere bloccato nella città senza rifornimenti. Nella notte Ferràn pose l'accampamento nei pressi del castello di L'Oriol con l'intenzione di proseguire il giorno dopo verso est. Il 4 luglio Louis, proveniente da Patrasso, raggiunse anch'egli L'Oriol, dopo che nella notte aveva ricevuto gli attesi rinforzi greci di 2.000 uomini. Dinanzi alle preponderanti forze nemiche il 5 luglio 1316 Ferràn tentò di evitare la battaglia con una ritirata sul villaggio di Manolada ma, non riuscendo a scrollarsi di dosso l'esercito nemico, decise, contro l'opinione dei suoi subalterni, di accettare battaglia, sebbene avesse davanti forze tre volte superiori. Dopo un successo iniziale, durante il quale Ferràn riuscì a sfondare la prima fila dell'esercito nemico comandata da Niccolò Orsini, un attacco laterale delle truppe scelte di Louis de Bourgogne diede la svolta decisiva allo scontro. Ferràn, le cui truppe si dispersero in una fuga, rinunciò a fuggire a Chloumoutsi e fu catturato da un ignoto soldato che lo decapitò. Se avesse resistito ancora solo pochi giorni a Glarentza, la battaglia avrebbe potuto avere un altro esito, perché poco dopo la giornata di Manolada arrivarono in Morea sia le truppe del duca d'Atene sia le galere di Maiorca. Ma alle navi del fratello di Ferràn non rimase altro che riportare in patria i resti dell'esercito dell'Infante e la sua salma!

Louis de Bourgogne morì il 2 agosto 1316 per avvelenamento, ad opera del conte di Cefalonia, Giovanni I Orsini.

Dopo la morte di Louis, nel 1318 Roberto, re di Napoli fece trasferire a Napoli la principessa Mahaut Hainaut obbligandola a sposare il fratello Giovanni d'Angiò, conte di Gravina e duca di Durazzo, affinché la sovranità sull'Acaia rimanesse alla famiglia Angioina. Il matrimonio fu celebrato nel marzo di quell'anno. Avendo segretamente sposato Hugues de La Palice, cavaliere della Bourgogne appartenente ad una famiglia di Cefalonia, in violazione dell'impegno preso dalla madre Isabelle, secondo il quale le figlie titolari del principato di Acaia non avrebbero potuto contrarre matrimonio senza il consenso del sovrano di Napoli, Mahaud venne dichiarata decaduta dai suoi diritti, arrestata e rinchiusa nel Castel dell'Ovo a Napoli; il principato rimase a Giovanni di Gravina.

Nel 1321, il matrimonio fu annullato in quanto rato e non consumato (la coppia non aveva avuto figli); liberata grazie alle pressioni della famiglia Hainaut, Mahaut si ritirò ad Aversa ove terminò la sua vita nel 1331.