Very Nice, Very Nice

Very Nice, Very Nice
Very Nice, Very Nice

1961, 16 mm, b/n, sonoro, 7 min.

Influenzato dal jazz, dagli scrittori beat e dai film della prima avanguardia come i collage di found footage dei film di Bruce Conner, Arthur Lipsett ha fatto film sugli effetti disumanizzanti della società industriale, contrapponendo a questo tema le suggestioni di una ricerca tesa all'illuminazione dello spirito.
Proprio all'inizio di 'Very Nice, Very Nice', degli edifici in costruzione, destinati ad uffici, sono visti mentre una voce dice: "Nella città marcia un esercito il cui motto è...". Poi la voce si interrompe, ed è immediatamente seguita dal suono di un clacson. Il significato incomprensibile dell'inserimento di questo breve suono, è che il clacson stesso è diventato "il motto" di un popolo intero o, più generalmente, che noi abbiamo ridotto le nostre identità agli oggetti che creiamo e possediamo.
" 'Very Nice, Very Nice' ha un tocco sobrio, oscuro. Esso tratta dell'indifferenza del genere umano. Ad un certo punto una voce afferma: "La gente che non ha fatto nessun tentativo per istruire se stessa, vive in una specie di fantasmagorica dissolvenza del mondo, cioè dimentica completamente cosa è successo appena martedì scorso" (mentre), una serie di vari primi piani di volti si dissolvono l'uno nell'altro...
Lipsett contesta i valori borghesi; si sente vittima di questi; si sforza di capire le ossessioni della gente per gli oggetti. Nei suoi film la vita è vista come un inferno vivente".

Lois Siegel, Cinema Canada, Ottobre 1986