ZOO[TROPE]

Zoo[trope]

“Essi sono la prima immagine sul muro dei nostri sogni primitivi. Un giorno gli animali, prigionieri, umiliati, addomesticati dall’uomo, se ne andranno lontano da noi per vivere come al tempo antico del mondo: la Festa Selvaggia”.

Le immagini di Zoo[trope]sono costituite dalle sequenze di films documentari sugli animali rielaborate in laboratorio con una pellicola in bianco e nero ‘high-contrast’, in modo da mantenere soltanto la forma degli animali e a far sparire la sagoma rettangolare dello schermo. Una volta proiettate, appaiono come le silhouttes ritagliate del teatro delle ombre, un ritorno alle antiche origini del cinema: apparizione di forme su una superficie bianca e lo zootropio (dispositivo pre-cinematografico). Con questa performance i Nominoë organizzano uno spazio aperto dove lo schermo, i proiettori e gli spettatori vedono dislocati e ridistribuiti i propri ruoli e le relative relazioni.
I proiezionisti e gli spettatori si trovano su entrambi i versanti di uno schermo che delimita una frontiera permeabile, la stessa serie di immagini è proiettata in diverse composizioni e la trasparenza dello schermo lascia apparire le immagini su entrambi i lati. Gli spettatori percepiscono gli stessi motivi, invertiti simmetricamente / speculari. Non c’è più davanti né dietro, lo schermo appare come una frontiera invisibile che contrassegna quindi una zona ricca di scambi multipli.
Lo sviluppo del film è costituito da una serie di “quadri animali”, che alterna felini (lince, tigre, puma) e uccelli (ibis, rapace, fenicottero, civetta) in un montaggio spaziale basato sulla ripetizione di motivi e privilegiando le sovrapposizioni e i cambiamenti di dimensione, la giustapposizione e i rapporti di omotetia che seguono diverse combinazioni. Così lo schermo appare come un orizzonte su cui si depositano o sbiadiscono queste figure animali, entità enigmatiche inquietanti o appaganti. Presenze palinsestiche, distanti e familiari, che evocano i ricordi delle prime rappresentazioni di animali.
La traccia sonora si compone di un mixaggio di suoni ambientali multipli e di estratti dai documentari sugli animali. Essa offre un commento discorsivo alle immagini che giocano su un sincronismo ricostruito (versi di animali, suoni della natura) nonché su delle digressioni strumentali (tromba, flauto, gong, ritmi africani). Essa segna anche i cambi delle sequenze, stabilisce i limiti e gli apici, apporta delle transizioni all’interno della sezione sequenziale. Il film si dipana in effetti come un libro illustrato costituito da tavole di immagini della sequenza la cui concatenazione - a volte scandita dalla presenza tenue della voce di un uomo che ripete: “Senti bene!” e “Guarda bene!” - ricorda agli spettatori le fantasmagorie e le luci delle fiere animate dalla presenza del imbonitore.

Sabato, 10 Novembre, 2012 - 20:00