“…Un’opera d’arte veramente creativa dà vita ad una nuova realtà e costituisce essa stessa un’esperienza, in contrasto con il tentativo meramente descrittivo che riproduce un’oggettività esistente o un avvenimento. Questa distinzione è particolarmente importante per il cinema, visto che la somiglianza fisica tra l’obiettivo e l’occhio ha portato all’uso della cinepresa in gran parte come strumento di registrazione. Ma in un essere umano è l’intelligenza creativa dietro l’occhio che conferisce il significato a ciò che l’occhio registra. Un ampliamento logico dell’analoga funzione dell’occhio e dell’obiettivo richiede un intervento creativo del meccanismo (più l’essere umano) dietro l’obiettivo. E dal momento che tale meccanismo, e le sue potenzialità, sono dissimili da quelli di altre forme artistiche, una tale azione produrrebbe una forma d’arte cinematografica che risulterebbe individuale e unica”.
Maya Deren in Cinema as an Independent Art Form, Agosto 1945
L’Experimental Cinema ha la capacità di stupire, non attraverso gli effetti spettacolari Hollywoodiani, ma modificando le percezioni spazio-temporali, investigando nuove possibilità attraverso materiali e strumenti inesplorati, oltrepassando i limiti delle tecniche conosciute. Questi film e video provocano profondi shock emozionali, in particolare negli spettatori la cui definizione di Cinema è principalmente un prodotto commerciale di intrattenimento (apprezzabile come forma di distrazione e leggerezza). Bisogna quindi predisporre la mente ad accogliere questo genere di sperimentazione, in relazione profonda con la poesia più che con la letteratura, più vicino alla composizione musicale che alla narrativa.
Da quando agli inizi del 1900 il cinema d’avanguardia ha cominciato a sviluppare nuove configurazioni artistiche, la caratteristica comune è stata trasmettere, attraverso il linguaggio universale delle immagini, le profonde ragioni dell’individuo, liberamente ma incontrando spesso le diffidenze del sistema e, di conseguenza, varie ristrettezze economiche.
Affrontando i cambiamenti della nostra epoca, molti e significativi sono stati gli sviluppi per una più ampia diffusione del medium, ma a scapito di una conoscenza approfondita che spesso genera caos e ritarda la sperimentazione evoluzionistica. L’Independent Film Show continua a mostrare quei film e video che difficilmente superano le barriere imposte dai grandi festival, dà voce a chi crede nell’Arte come essenza del nostro Essere, nella creatività come forza rigeneratrice. Occorre rileggere la storia, andando a ricercare le eccezioni e le soluzioni inusuali che spingono verso territori magmatici non ancora praticati; e dare la possibilità, specialmente in Italia, di approfondire le grandi tematiche del Cinema Sperimentale, perché ogni nuova istanza di sviluppo implicitamente contiene e commenta le teorie e visioni dei grandi autori che li hanno preceduti. Ciò che Jonas Mekas scrive nel 1955 in uno dei suoi primi editoriali per la rivista Film Culture è ancora sentito come un necessario obiettivo:
“…Oggi, la necessità di una rivalutazione di ricerca degli standard estetici ottenuta da entrambi, film-makers e pubblico, e l’esigenza di una profonda revisione dell’atteggiamento prevalente verso la funzione del cinema hanno assunto una dimensione più impegnativa che mai. La creazione cinematografica tende ad esser affrontata principalmente come produzione di merci, ed ampie fasce di pubblico - per cui l’andare al cinema è tuttora soltanto un modo di diversione - continuano ad ignorare il pieno significato dell’arte filmica”.
Questi film/video makers sperimentali inseguono una virtù primordiale, spesso considerata radicale, individuata nell’essere all’interno del materiale filmico, così vicino da comprendere e manipolare la materia grezza, traducendo le proprie sensazioni in immagini inconsuete (“…as though words did not exist / come se le parole non esistessero”, Parker Tyler) che lo spettatore assimila attraverso l’intelletto ed il cuore. Ogni edizione di Independent Film Show è realizzata con forte impegno in prima persona, attraverso le amicizie strette nel corso degli anni, perché la passione che anima ognuno di noi innanzitutto ci rende uniti come una famiglia, sensibile al richiamo creativo ed attenta alle necessità dei film-makers.
Con Thomas Draschan e Bernhard Schreiner nel 2001 abbiamo ideato la rassegna Independent Film Show per mostrare l’Experimental Cinema in Italia, invitare annualmente per una settimana i film/video makers ed i curatori internazionali a confrontarsi su questa straordinaria forma artistica, che assume molteplici configurazioni ed affronta in modo personale le profonde questioni della vita.
Per questa decima edizione i programmi rispettano la dedizione alla scoperta del Cinema Sperimentale, rivisitando alcuni capolavori storici, come il film At Land di Maya Deren del 1944 ed il programma a cura di Mario Franco dedicato alla filmografia degli anni 1960 di Bruce Baillie; ma in particolare il pubblico ha l’occasione di dialogare con alcuni tra i più interessanti film e video makers del XXI secolo.
Masha Godovannaya nel programma A Gaze From Within ha selezionato alcuni video realizzati negli ultimi sette anni da artisti che vivono la Russia post-Perestrojka; questi lavori hanno in comune un’osservazione della situazione economica e politica, in cui gravi contrasti ed abusi sociali sono tuttora mal celati dal governo presenzialista.
Il mare è l’elemento di ispirazione per Films of the Sea a cura di Mark Webber; la prima sezione è composta dal lungometraggio At Sea di Peter Hutton, che riflette sulle forti implicazioni di impatto ambientale causate dalla brutalità del consumismo, e dal film What the water said di David Gatten, dove sono l’oceano e i suoi abitanti a realizzare il film. La seconda parte riprende dall’opera filmica At Land di Maya Deren, da lei stessa definita un “viaggio mitologico nel XX secolo”, ed attraversa le fantasie erotiche di Matthias Müller, le immaginarie battaglie dell’infanzia di Janie Geiser, il passaggio da clandestino dall’Africa verso l’Europa raccontato da Mati Diop, fino alle peripezie dei marinai al di fuori delle Coste Americane, esplorate da Rebecca Meyers.
The Sublime is Now! è una selezione di films e video realizzati da Jeanne Liotta, artista americana che, riprendendo le teorie di Ralph Waldo Emerson, interseca l’arte, la scienza e la filosofia naturale nel suo complesso Science Project. La doppia proiezione 16mm del film One day this may no longer exist (2005) è eseguita direttamente dall’artista, trasportando lo spettatore all’interno del materiale filmico che cattura il fuggente attimo di un allineamento celestiale.
Il programma Bruce Baillie, la mistica del Canyon Cinema a cura di Mario Franco esplora una piccola sezione della spettacolare filmografia di Baillie. Questi films, proiettati nel formato originale 16mm, sono caratterizzati dalla tendenza a combinare e stratificare immagini multiple nonché dal soggettivo ed inusuale utilizzo della luce. Per Baillie realizzare un film è una ricerca cine-spirituale, un mitologico universo composito di superfici e spiritualità, disponibile alla percezione e all’analisi intellettiva, ma che spesso lo rende un puro folle, secondo la definizione Wagneriana, come Parsifal o Don Chisciotte.
Ian Helliwell presenta Hellivision - short films, un’ampia panoramica che spazia dall’astrazione al found footage fino all’animazione, dove la sintesi tra immagine e suono acquista un valore fondamentale, trasformando il materiale filmico in un’espressività acustica. Questa intensa modalità di ricerca lo ha spinto a realizzare, attraverso tecniche di ‘saldatura creativa’ ed un intuito per l’elettronica, dei propri strumenti acustici come Hellitrons ed Hellisizers, rispettivamente un generatore di tonalità ed un sintetizzatore analogico.
Thomas Draschan e Bernhard Schreiner nel programma Double Exposure omaggiano il film-maker tedesco Thomas Feldmann, che nella sua breve attività ha lasciato una produzione filmica intensa e radicale come il film incompiuto Double Exposure; il programma prosegue con i films e video di Thomas Draschan e Bernhard Schreiner, caratterizzati da una complessa tecnica di montaggio estremamente rapida, che genera opere filmiche altamente personali: quelle found footage sensibili e oniriche, spesso legate ad una riflessione sul ruolo del genere umano nel cosmo di Thomas, e quelle poetiche basate su profonde ricerche musicali ed attente alla variazione della luce di Bernhard.
Seguire i numerosi programmi di questa edizione rappresenta un esercizio impegnativo ma unico, che arricchisce svelando alcuni particolari delle infinite sfaccettature del nostro universo.
“…La storia dell’arte è la storia dell’uomo e del suo universo e del rapporto morale tra loro. Qualunque sia lo strumento, l’artista ha cercato di ri-creare le astratte e invisibili forze e relazioni del cosmo, nelle fulminee forme intime della propria arte, dove i problemi potrebbero esser sperimentati e forse risolti in miniatura”.
Maya Deren
in 3 The Instrument of Discovery and the Instrument of Invention + C The Art of the Film from An Anagram of Ideas on Art, Form and Film, 1946
Raffaella Morra