2000, USA, 16mm, b/n & colore, sonoro, 18 min.
King of the Jews è un film sulla paura e il trascendentale. Utilizzando filmati di Hollywood, film didattici degli anni '50, film personali fatti in casa e film religiosi che misurano la storia del cinema, il film maker descrive il suo timore d'infanzia per Gesù Cristo. Questi ricordi d'infanzia sono un punto di partenza per questioni più ampie, comprese le radici dell'anti-semitismo cristiano e l'esigenza del perdono e del conforto.
King of the Jews è diviso in tre sezioni, ognuna un genere a sé stante. La prima sezione (Jesus and Me) è un'evocazione narrativa del crescere come ragazzo ebreo alla fine degli anni '50 a Brooklyn e il mio primo confronto con Gesù ed i sentimenti di essere uno straniero. Le immagini consistono di film domestici girati da mio padre inter-tagliati con immagini super8 di New York e metraggi trovati da film didattici degli anni '50.
La seconda sezione (One of Us) segue di più il formato del documentario. Esplora le radici dell'anti-semitismo cristiano, esaminando il Gesù storico e scoprendo le distorsioni nei primi vangeli cristiani.
La terza sezione (The Light Is All About Us) è sperimentale e lirica. Porta lo spettatore in un spazio spirituale quasi di trance, un posto per riflettere sulle proprie credenze religiose e sui sentimenti alternati di alienazione e inclusione che tutti noi sperimentiamo.
La mia trasformazione dalla paura infantile di Gesù all'apprezzamento adulto per i suoi insegnamenti era il catalizzatore per questo film. King of the Jews esplora le sfide ed i timori di essere uno straniero, di avere un credo differente dalla corrente principale. Il mito che "gli ebrei" uccisero Gesù è responsabile dei secoli di dolore e distruzione. Dopo 2000 anni, la ferita è ancora aperta. Il film usa la resurrezione di Cristo come metafora per un rinnovamento personale. Soltanto riconoscendo e sanando le ingiustizie passate possiamo andare più vicino alla nostra umanità comune.
Jay Rosenblatt