21-87

21-87
21-87

1964, 16 mm, b/n, sonoro, 9 min.

Pochi film sono così profondamente pessimisti come, il poco conosciuto, 21-87 (1964) di Arthur Lipsett.
Quest'evocazione assordante della disumanizzazione, sovrappone riprese di diverse città, usando una composizione artificiale per creare nuovi significati.
I tagli tra le immagini che non si accordano - folle viste da angoli di ripresa differenti o sotto luci differenti - esprimono, sottilmente, alienazione.
Anche il montaggio crea illusioni surreali. Per esempio il saltare dall'immagine di un uomo che guarda in alto, all'immagine di una scimmia, sembra rispondere alla ricerca di una verità trascendente attraverso un gioco riduttivo, anche se la scimmia, nel suo insieme, non è affatto una presenza negativa: gli animali, dal punto di vista di Lipsett, sono un possibile percorso verso la conoscenza come lo sono gli umani ed, infatti, alcune persone che guardano in alto sembrano contemplare degli uccelli nel cielo, in un parco nel centro di Montreal. Riprese di folle anonime sono combinate a riprese di personaggi famosi all'epoca del film - modelle ad una sfilata di moda, un uomo in tuta spaziale, bambini scatenati come automi alla (si suppone) musica rock and roll. L'alternante identità dei ruoli sottrae l'idea stessa dell'anima; ognuno nel film sembra tragicamente rimosso da qualsiasi possibile autenticità.
Lipsett usa il suono in modo ironico; a metà ,e poi ancora alla fine del film, una voce sembra dichiarare che ognuno è fiero di avere un numero piuttosto che un nome, annunciando: "Qualcuno si fa avanti e loro dicono: "Il tuo numero è 21-87, non è vero?" Accidenti, come sorride quel ragazzo".
La paura di essere ridotti ad un numero era un argomento comune nel 1963, quando i computer cominciavano ad entrare nelle coscienze pubbliche.

Fred Camper
rivisto da "Critic's choice", apparso in "Chicago Reader" ,12 maggio 1995