2012, Stati Uniti, 16mm, colore, sonoro, 10 min. 30 sec.
Orfeo incontra l’uccello dalle piume di cristallo. Girato nella notte Tenderloin di San Francisco, questo studio dello sguardo in colore vertiginoso e oscurità, in parte pittura a goccia, in parte disegno di contorno, in parte collage cubista, amplia e intensifica un’esplorazione continua nei vari processi filmici di una cinepresa portatile, di piccolo calibro, nel campo ottico e le relazioni ritmiche e grafiche delle immagini sovrapposte alla composizione musicale ed ai sogni.
Another Void è il risultato di una pratica continua di lavoro con la pellicola Super 8mm, utilizzando tutte le limitazioni ed i vantaggi del formato per il massimo effetto. Il processo del montaggio in-camera, in questo caso la stratificazione di una progressione di centinaia di riprese una sull’altra, per ogni momento fino a cinque o sei immagini alla volta, produce una serie di inaspettate composizioni di collage, in gran parte non pianificate nello specifico, ma ottenute con un particolare disegno in mente. Ci sono sei giunzioni nel film, il resto del montaggio e tutte le sovrapposizioni sono state eseguite in-camera. La struttura complessiva del film assomiglia ad un brano musicale, come quella della traccia sonora scultorea di Jefre Cantu-Ledesma. Così come i ritmi e le espressioni stratificate della sua composizione suggeriscono uno spazio di vasta portata ma indistinto, le sovrapposizioni visive del film elaborano una modalità di descrizione del mondo attraverso il gesto e la ripetizione, un atto di filmare prima di aver visto, di fare delle scelte al di là di un’ossessione per la forma, il colore e la consistenza. Lo spazio oscuro della notte urbana fornisce delle tavolozze sature di colore, dai bancomat, dalle insegne al neon e dalle sgargianti pubblicità di alcolici. Tutti questi oggetti trovati si comprimono e convergono in una serie di riprese sovrapposte, divenendo delle nuove composizioni, e creando degli alternativi punti di vista della città di notte. Una città dove lo sguardo non solo registra, ma abita gli incroci stradali come una sfera fluttuante all’interno di una metropoli celestiale.