1968-70, 16 mm, b/n & colore, sonoro, 79 min.
"... Hart of London (1969-70), l'ultimo film di Chambers, è un lavoro di respiro sinfonico, denso ed emozionante. É senza dubbio un capolavoro. Per il suo taglio veloce, la sua transizione da una visione positiva ad una negativa, i movimenti della cinepresa nervosi, ansiosi, la sua visione della morte come un massacro di innocenti, e soprattutto per il suo profondo interesse per la qualità della luce, ricorda il lavoro di Stan Brakhage, il film maker dell'avanguardia americana che Chambers ammmirava molto. Nonostante l'influenza del lavoro di Brakhage, che ha contribuito ad ampliare il suo linguaggio formale, il film rimane inequivocabilmente nello stile di Chambers. Hart of London è formato in larga parte di cinegiornali, immagini proto-cinematografiche legate ad un luogo ed un tempo specifici che evocano, perciò, un senso di perdita. Le immagini si susseguono spesso in un'alternanza tra visioni di nascita e visioni di morte. Concepito dopo che Chambers scoprì di essere affetto da leucemia, il film, piuttosto che suggerire che la morte bilancia la nascita, sottintende che prima o poi la morte distrugge ogni essere vivente senza pietà."
R. Bruce Elder
Image and Identity: Reflections of Canadian Film and Identity, 1989