2003, Austria/Lussemburgo, 35mm su DVD, colore, sonoro, 45 min.
Immagina un ritratto dell'Austria realizzato da Jan Svankmajer e da David Lynch: ciò ti darà un'idea della fantastica opera filmica di Bady Minck intitolata In the Beginning was the Eye. Quando uno scrittore investiga l'Austria attraverso le immagini presentate dalle cartoline, i paesaggi intorno ad Erzberg e alla provincia di Salisburgo diventano qualcosa tra un sogno ed un incubo. E le parole sulla parte posteriore delle cartoline filtrano nella scena come dei bisbigli. Sono testi terribili e dolorosi, scritti da mani sconosciute nel corso del tempo. La tensione si sviluppa fra l'immagine ed il testo, la cultura ed il paesaggio...
Hans Schifferle, Süddeutsche Zeitung, Munich
Il capolavoro di quest'anno al Quinzaine des Réalisateurs di Cannes era indubbiamente In the Beginning Was the Eye di Bady Minck. Il film comincia guardando da una palpebra, che si apre e chiude, trasformandoci in voyeurs, pronti a manipolare oggetti e fatti. Ciò che segue è un lavoro molto interessante sulla rimembranza. Gli eventi del passato, più in particolare dell'era Nazista, emergono con discrezione dalle loro ombre. La film maker nasconde le tracce: non sappiamo se è il poeta che ricorda, se i testi sulle cartoline sono letti a voce alta o se è la regista stessa che sta commentando il passato. Le immagini e le idee neutre della casa sono intrecciate con i ricordi soppressi. L'ironia con cui il film si occupa degli stereotipi è una reminescenza dei films di Syberberg e del suo modo di giocare con i clichés. Certamente sentiremo ancora parlare di Bady Minck!
Raphaël Bassan, Bref, Paris