1979, Italia, 16mm, b/n, no sonoro, 10 min.
Film desunto da un vecchio film Pathé avente la ben nota perforazione centrale. Costruito con molti avvicinamenti e planate ottiche su poche immagini di un troncone anonimo, a cui sono state aggiunte altre estranee. Al centro (della perforazione) un operatore sconosciuto che in qualche modo tenta di filmare parte di una storia (di sé, o di chi?) apparentemente riuscendoci. Implacabile la perforazione centrale manomette, scassa le sue immagini, alla fine forse riesce a distruggere quelle più segrete. Un film "dedicato" alla perforazione su cinquanta centimetri di film di un operatore "trovato".
Paolo Gioli
Alludendo al suo antitetico L'Homme a la camera (L'uomo con la macchina da presa) di Dziga Vertov, lo sperimentatore Gioli dimostra con L'uomo senza macchina da presa che l'artista dispone dei mezzi per una totale padronanza degli strumenti. Con il foro stenopeico (qualsiasi oggetto può fare la funzione di camera obscura, dall'utensile di cucina ai bottoni di una giacca, dal cracker alla mano stessa dell'artista) Gioli riprende una delle problematiche artistiche essenziali di questa seconda metà del secolo: il corpo come vettore di un automatismo psichico o come interfaccia tra la psiche e l'opera.
da Jean-Michel Bouhours
Paolo Gioli, l'uomo senza macchina da presa 1996