2000, 16 mm, colore, no sonoro, 3 min.
Una donna è distesa su di un letto. Il suo doppio le è disteso accanto. Lei si volta per accarezzarlo, baciarlo e leccarlo prima che le due figure si abbraccino e la scena si oscuri.
Un etude semplice. Un'ambientazione scarna, ma con un doppio fondo: la donna è interpretata dalla film-maker, che - come in altre opere - ha clonato i propri spettrali attori attraverso delle sovraesposizioni. Mit mir, girato in 16 mm e muto, riporta alla mente le prime opere cinematografiche e le loro immagini illusorie e non solo per questo effetto speciale. Presi insieme, gli interni vecchio stile, i colori sbiaditi, i movimenti a scatto, i gesti lievemente esagerati ed i corpi quasi trasparenti, creano un'atmosfera in qualche modo sonnambulistica ed arcana.
Il motivo doppelgänger - strettamente legato alle esperienze sovrannaturali - contribuisce anch'esso a tale sensazione. Allo stesso tempo queste immagini posseggono anche un senso di assenza. I periodi di tempo che si sovrappongono sulla pellicola del film, risultato della tecnica utilizzata, appaiono chiaramente visibili. Lo spazio è anch'esso una quantità definita e di conseguenza assume una presenza duale. L'azione lascia delle tracce fugaci, come un sogno ad occhi aperti, in cui ciò che è familiare segretamente ritorna.
Isabella Reicher