Temporary Occupations

Temporary Occupations
Temporary Occupations

2001, USA, miniDV, colore, no sonoro, 4 min. stralcio di 6 min.

Partendo da fonti teoriche interdisciplinari e utilizzando la video-performance, l'installazione e la fotografia, ho sviluppato una pratica che si concentra sulle questioni di spazio sociale. I miei interventi riguardano soprattutto gli spazi pubblici. Consistono nel posizionare il corpo del performer in situazioni dove i codici che regolano l'attività quotidiana possono essere resi espliciti. Il corpo è costretto ad adeguarsi alle limitazioni di spazi claustrofobici, quindi accentuando e forse sovvertendo le limitazioni arbitrarie. Un senso di assurdità pervade l'opera, contrapponendo il comportamento irrazionale alla logica strumentale dell'urbanistica.
Referenze teoretiche coprono l'ampio lavoro fatto sulla problematica dello spazio, soprattutto le opere di Foucault e de Certeau, che descrivono spazi "panopticon" e fuori posto come pure le potenzialità per la ri-scrittura quotidiana dello spazio urbano. Le tradizioni estetiche alla base dei miei lavori vanno dalle sculture in azione e le installazioni degli anni '60 e '70 di Hélio Oiticica, Lygia Clark e Cildo Meirelles, alle strategie urbane dei Situazionisti e all'anarchitettura di Gordon Matta-Clark. Come le attività intermedie che intende investigare, il mio lavoro visita diversi campi: in parte architettura nomade, in parte scultura indefinibile e in parte performance senza spettacolo.
Temporary Occupations presenta una persona che corre sui marciapiedi di New York ignorando i codici spaziali della città e perciò resistendo ai loro effetti sull'organizzazione dell'esperienza quotidiana. I clips nel video registrano situazioni di invasione e occupazione temporanea di spazi privati situati in ambientazioni pubbliche. L'azione articola semplicemente la continuità di questi spazi con le restanti aree dalle quali sono stati districati, suscitando l'attenzione, e forse sovvertendo, i confini che le delimitano.
Questo pezzo fa parte di un'indagine e di un'articolazione a lungo termine degli spazi potenziali di dissenso nel panorama urbano, che spesso ha preso la forma di un'esplorazione degli spazi negativi nell'architettura.

Alex Villar