1968, USA, 16mm, b/n, sonoro, 15 min.
La lunghezza e la diretta auto-riflessività del titolo collocano il film fuori del cinema commerciale, ma la descrizione della tradizionale situazione industriale del regista che lavora con il Suo Attore rivela una connessione immediata con le procedure dell’industria, insolite per i film-makers dell’avanguardia alla fine degli anni 1960.
Scott McDonald
Un film in 5 sezioni, ciascuna lunga quanto un singolo rotolo di pellicola 16mm. Vediamo una stanza spoglia con un giovane che si siede dietro un registratore a nastro. Un altro uomo, impersonato da Fisher stesso, alacremente entra, testa la macchina di registrazione ed infine va in una stanza sul retro, che, una volta illuminata, risulta essere una cabina di proiezione. Ogni sezione del film elabora la situazione del regista e del suo attore che lavorano ad un film non finito, che si trasforma in modo graduale nella pellicola che stiamo guardando, ma che non è il film al quale stavano lavorando. Per tutto il tempo sentiamo le osservazioni dei due uomini mentre guardano gli spezzoni del loro film. Controllare gli spezzoni fa parte delle necessarie procedure del processo di produzione filmica, che deve rimanere invisibile nel film finito. In questo lavoro, tuttavia, la procedura in sé è il soggetto.