2000, 16 mm, colore, no sonoro, 3min.
Una scena estiva idilliaca: una donna che dorme distesa tra due alberi, un cappello di paglia sulle ginocchia ed il suo doppio che le gira intorno. La figura della donna appare in qualche modo evanescente, come se la sua immagine si fosse sbiadita col tempo, come se il tutto rimandasse a memorie di un lontano passato. Ma chi sta ricordando cosa? La donna si alza e fissa la macchina da presa intensamente, mentre il paesaggio sembra uno sfondo teatrale. Le due figure spettrali (di fatto, la stessa donna) svolazzano continuamente, cercando apparentemente qualcosa o esaminando da vicino ciò che le circonda, senza mai incontrarsi. L'ultima immagine somiglia alla prima, sebbene sia possibile che le due donne abbiano cambiato posto.
Et In Arcadia Ego è una "opera pittorica" e persino il titolo rafforza tale impressione. Questa formula e le sue variazioni "fanno apparire una visione di estrema felicità rivolta al il passato", ha scritto Erwin Panofsky nel suo saggio Et in Arcadia Ego. Poussin und das Elegische (1936), che delinea la lunga tradizione ed il graduale cambiamento del significato del motivo dell'Arcadia da memento mori delle belle arti ad un simbolo di "malinconia gravida di memoria".
Isabella Reicher