Un film sperimentale considera il cinema a partire, non dai suoi usi, ma dalle sue potenzialità; e riesce sia a rievocarli, dispiegarli, rinnovarli sia a contraddirli, sbarrarli o renderli senza limiti[1].
Molto rare sono le manifestazioni che, come l'Independent Film Show di Napoli, danno al cinema sperimentale, in tutta la sua radicalità, l'attenzione che qui gli è scrupolosamente accordata. Il festival è consacrato esclusivamente alla sperimentazione cinematografica: la sua storia, le sue tradizioni, le sue rotture, i suoi classici, i suoi film maledetti, persi e ritrovati... e, naturalmente, le sue idee nuove, la sua parte viva. Questo festival, fuori dal comune, è alla sua quarta edizione. Il principio è semplice: quattro giorni, quattro spettacoli, quattro programmi. Ma numerose scoperte, ed alcune prospettive inedite. Ecco un festival che si prende il tempo per mostrare e offre l'opportunità di vedere.
Ideato dalla cineasta e curatrice, Masha Godovannaya, il programma New Morning propone film di Moira Tierney, Yevgeniy Yufit e della stessa Masha Godovannaya. Affermazione del cinema come pratica aperta al reale, libertà d'improvvisazione, ovvero rivendicazione del caso come motore creatore: queste potrebbero essere le parole chiavi per definire il lavoro di questi tre cineasti. Masha Godovannaya è russa, Moira Tierney è irlandese. Si sono incontrate a New York, nella sede dell'Anthology Film Archives, cinemateca new yorkese dedita alla sperimentazione, dove la prima lavorava come ricercatrice e curatrice, la seconda come archivista e proiezionista: il cinema sperimentale come punto di raduno, New York come luogo d'incontro, l'Underground come modello di vita e di cinema[2].
Cineasta, critico, co-fondatore dell'Anthology, primo porta parola dell'Underground, Jonas Mekas qui appare come figura tutelare. Originario della Russia come Masha Godovannaya, Yevgeniy Yufit cineasta, pittore, fotografo, ma anche fondatore del necrorealismo e del primo studio indipendente della Russia, Mzhalala Film, che dal 1985 riuniva i fautori della sperimentazione nelle varie discipline artistiche. Anche lui adepto dell'improvvisazione, Yufit situa il suo lavoro filmico sotto l'influenza dell'avant-garde degli anni 1920, del surrealismo e dell'espressionismo.
L'importanza dell'avant-garde è ugualmente percepibile nel programma che Piero Pala ha consacrato al cinema sperimentale italiano, dagli anni 1930 ai giorni nostri, dai primi tentativi di cinema futurista alle sperimentazioni contemporanee. Una storia segreta, poco conosciuta, in cui alcuni precursori hanno assunto lo statuto di culto. Anche invisibili, ovvero perduti, questi film restano vivi e continuano a funzionare come fonte d'ispirazione. Dedicato ad un cinema visionario, flessibile, inventivo, Enigmatico Stilnovo - Dalla velocità al frammento s'iscrive in una doppia discendenza: quella del futurismo da una parte, ma anche quella sotterranea, segreta, di Giordano Bruno, citato da Harry Smith quale precursore sconosciuto del cinema. Un'eredità nascosta che implica una capacità di reinvenzione ed una concezione allargata del cinema. "Il cinematografo è un'arte a sé [...] Occorre liberare il cinematografo come mezzo di espressione per farne lo strumento ideale di una nuova arte [...] La sinfonia poliespressiva [...]", per riprendere la definizione-programma sviluppata nel manifesto Cinematografia futurista del 1916. È questo stesso cinema, libero, radicale, in perpetuo rinnovamento, che difendeva la Cooperativa Cinema Indipendente italiano, associazione storica fondata a Napoli alla fine degli anni '60, sulla scia della Film-Makers' Cooperative di New York, e il cui lavoro per la diffusione della sperimentazione fu a suo tempo essenziale. È ancora questo cinema che difende i nuovi autori italiani scelti da Piero Pala, che lavorano su pellicola o in video.
Sotto il titolo Let's get tested, Astria Suparak, giovane curatrice americana, ha selezionato alcune recenti realizzazioni, che testimoniano di nuovi approcci tanto sul piano estetico che nel loro rapporto al medium. Di provenienze e destinazioni differenti (film, video, clips musicali, animazioni diffuse su internet, cd-rom o dvd), e realizzati secondo una tavolozza di tecniche diversificate, questi lavori sono il frutto di una stessa originale attitudine, dove materiale obsoleto, immagini del passato ed ultimi sviluppi del montaggio digitale sono reinventati con freschezza e spontaneità. I loro autori evolvono liberamente tra la performance, la scrittura, la musica e le varie forme di arti visive, con affinità evidenti per la cultura pop, i giochi video ed un attaccamento particolare alle nozioni di amatore e di intrattenimento (vicina all'estetica del collage punk, versione fruttata, l'animazione del collettivo americano Paper Rad, Welcome to my homey page, è esempio di tutto ciò). Gioiosamente assemblati da Astria Suparak, e con un'attenzione speciale per la dimensione ludica, questi film dimostrano ancora che il cinema non si riduce per forza al suo dispositivo, e che è anzi già presente là dove non ce lo si aspetta.
Mi è insieme più facile e più delicato evocare il programma Piruleta del duo Santi & Saule, poiché ne sono parte integrante. In poche parole, ne indicherò le principali caratteristiche. Ispirato dal movimento ciclico delle bobine Super 8 e dei dischi in vinile, Piruleta[3] evoca le forme colorate ed i loop lirici, ma anche l'intimità dei film d'amatore. Il programma è costituito da due performance per più proiettori e giradischi e da un'installazione, realizzata con la collaborazione di Paolo Simoni a partire da film di archivio scelti nelle collezioni dell'associazione Home Movies. Articolato intorno ad una certa idea del lirismo, Piruleta effettua un ritorno a dei media fragili e "sorpassati", ma che per le proprie caratteristiche, per i loro difetti e le loro qualità, dimostrato potenzialità di creazione particolarmente interessanti.
In Lido (2000-2003) per esempio - che appare come uno studio di velocità e di colore in triplice proiezione, tra film scientifico ed astrazione poetica - le immagini lampeggianti di piante ed insetti sono confrontate ai loop romantici e casuali legati all'usura dei dischi, frammenti musicali distorti dal loro contesto originale per costituire nuove composizioni. Proiettori e piatti dei giradischi sono manipolati in diretta, rallentati, accelerati, utilizzati come strumenti al servizio di un film di cui ogni rappresentazione è una nuova formulazione.
Forme improvvisate, corrispondenze segrete, approcci ludici, re-invenzioni personali del dispositivo: la storia parallela del cinema sperimentale è quella delle forme libere proiettate qui...
Xavier Garcia Bardon
[1] Nicole Brenez, L'Atlantide, in Jeune, dure et pure! Une histoire du cinéma d'avant-garde et expérimental en France, sotto la direzione di Nicole Brenez e Christian Lebrat, Parigi, Cinemateca francese - Mazzotta, 2001, p. 17.
[2] New York Underground è anche il titolo di un film di Masha Godovannaya.
[3] In spagnolo, piruleta indica un dolciume, un lecca-lecca a forma di spirale.