L'Independent Film Show è dedicato all'esposizione del film sperimentale. In un senso, non è una sorpresa che questo festival della pellicola sia organizzato da una galleria d'arte, poiché il cinema sperimentale ha certamente tanto da fare, o molto più a che fare, con le arti plastiche che con il cinema, concepito nel suo senso più classico e comunemente accettato. È il film considerato come forma d'arte, e i film considerati come opere d'arte. Durante tutta la sua storia, il cinema sperimentale ha avuto molte dimore differenti. È stato mostrato in tanti vari posti come i cinema-teatri, le università, le sale da caffè, gli spazi da concerto, le gallerie d'arte... E perfino oggi, il suo influsso e le sue nuove forme sono presenti in molti e differenti contesti. Quale è allora lo spazio del cinema sperimentale? A quale luogo appartengono? Dove realmente è proiettato oggi? Durante quattro giorni, coordinati da Raffaella Morra, il PAN - Palazzo delle Arti di Napoli ospiterà la quinta edizione di Independent Film Show, è stato chiesto a tre curatori internazionali di proporre tre programmi e di presentarli a Napoli. Probabilmente ancor più delle edizioni precedenti, il festival di quest'anno porterà con sé domande emozionanti per quanto riguarda il luogo dove presentare il cinema sperimentale.
Masha Godovannaya è film maker sperimentale e curatore russo, ha vissuto a New York e lavorato agli Anthology Film Archives. Dopo aver curato l'anno scorso un programma per l'Independent Film Show, per questa edizione ha realizzato Tired Snow (vol. III), una selezione di recenti film e video di film maker e artisti russi sperimentali ed indipendenti. I pittori, scultori, artisti visivi, tutti condividono un linguaggio poetico e visivo come mezzo di espressione. Ed anche se alcuni dei film si occupano di questioni politiche e sociali, la maggior parte sono principalmente esperimenti visivi. Bisogna anche precisare che tutti questi film sono stati prodotti in circostanze particolarmente difficili, dovute alla situazione economica e politica in Russia. Se questa situazione particolare ha influenzato o no gli artisti, e come, è certamente una domanda interessante che questo programma solleva. Ma soprattutto Tired Snow (vol. III) vuol essere una vetrina per gli artisti russi contemporanei che lavorano nell'ambito del film, del video e dell'animazione sperimentali: una buona occasione per scoprire il lavoro di Ivan Maximov, Boris Kazakov, Dmitriy Trofimov e Anzhela Ashihmina fra molti altri.
The Politics of Perception è un programma concepito da Paolo Simoni archivista e ricercatore, uno dei fondatori di Home Movies, associazione di Bologna, dedicata alla collezione di pellicole di amatori, che promuove un approccio creativo a questo genere unico di cinema con programmi di film, installazioni e proiezioni intermediali. Le memorie collettive o i documenti non intenzionali sulla vita di tutti i giorni, film amatoriali, così come industriali, educativi ed altri tipi di pellicole effimere, possono essere considerati come una fonte eccezionale sia per la storia sociale che per quella del cinema. Inoltre la loro ri-composizione e ri-pubblicazione nel contesto delle pellicole found footage (metraggio trovato) per esempio appare come una pratica culturale ed artistica con una vasta dimensione politica e critica. Al giorno d'oggi, con i nuovi procedimenti per la diffusione elettronica delle immagini regolati dai principi di open source (fonte aperta) e creative commons (creatività comune), queste pratiche cominciano ad assumere una dimensione completamente nuova, e i film che ne risultano sono spesso veicoli genuini di fonti alternative di informazione e contro-informazione.
The Politics of Perception offre una selezione di film found footage americani dagli anni '60 fino ad oggi, da Stan Vanderbeek e Bruce Conner, a Jay Rosenblatt e Leslie Thornton. L'ispirazione principale per questo programma viene da un film del 2004 di Rick Prelinger, Panorama Ephemera. Questo film, che potrebbe esser descritto come una storia del paesaggio immaginario americano, è realizzato da sequenze infinite ripubblicate prese da pellicole effimere che provengono dagli archivi Prelinger, fondati nel 1983 a New York per raccogliere, conservare e facilitare l'accesso ai film di importanza storica che non erano stati mai raccolti in qualsiasi altro luogo (nel 2002 la collezione Prelinger è stata acquistata dalla Library of Congress). Questo programma, che può essere considerato come il risultato di un processo di riciclaggio in sé, è dedicato a tutti gli archivisti della pellicola nel mondo che come Rick Prelinger considerano il loro lavoro come un atto di creazione.
Katia Rossini, film activist e co-fondatore del Cinema Nova di Bruxelles, è responsabile del terzo programma, che quest'anno è doppio. Gli ultimi due giorni del festival saranno dedicati interamente al Expanded Cinema, la sua storia e la sua influenza sul film e sulle arti visive sperimentali di oggi. Di che cosa stiamo parlando precisamente? Lavori che esaminano i modi tradizionali di realizzare e pubblicare i film e - soprattutto - contribuiscono a demolire l'idea generalmente accettata che i film dovrebbero essere "proiettati per un pubblico da un proiettore su uno schermo."[1] Le opere di Expanded Cinema inventano nuovi modi di proiezione, impiegando vari e/o modificati proiettori, usando nuove superfici come schermi, in breve modificando in molteplici maniere il processo cinematografico convenzionale.
Il movimento Expanded Cinema nasce nella metà degli anni '50 e raggiunge il suo vertice durante gli anni '60 ma la sua influenza sulle odierne pratiche è particolarmente evidente: non soltanto le immagini in movimento ora hanno definitivamente varcato lo spazio della galleria, con molte installazioni che usano le proiezioni in video o pellicola, ma anche l'uso del cinema per le inter-media performance nei contesti musicali e teatrali è diventato sempre più frequente. Dall'Expanded Cinema storico al Cinema Espanso di oggi ci dà l'occasione per andare nuovamente alle radici di questo processo. Le proiezioni di Expanded film (comprese le proiezioni multiple), installazioni di film/video e film performance di oggi sono la principale eredità dei lavori storici di Expanded Cinema, ciascuna delle serate sarà caratterizzata da un programma di film, da un'installazione e da una live performance.
Ancora una volta, il confronto fra vecchi e nuovi lavori solleverà indubbiamente questioni rivelanti per quanto riguarda le connessioni fra il cinema e le altre arti, ma anche riguardo alla pellicola in sé, sia come processo tecnico che come forma d'arte. Come Sheldon Renan ha scritto nel 1967 "le forme del cinema stanno proliferando. Ogni nuovo modo di creare o controllare la luce è potenzialmente una nuova forma di cinema. Metallo, pellicola, nastro magnetico, tubi catodici, corpi viventi, plastica, vetro, computer: questi sono i materiali del cinema, i materiali secondari. Forniscono i mezzi per lavorare con le materie prime del cinema - luce e tempo. Sono soltanto la luce e il tempo che collegano tutte le forme di cinema, passato, presente e futuro."[2]
Xavier Garcia Bardon
[1] Sheldon RENAN, The Underground Film. An introduction to its development in America, Studio Vista, London 1967, p. 227
[2] IBIDEM, p. 252