At Land

At Land
At Land

1944, USA, 16 mm, b/n, no sonoro, 14 min.

Maya Deren realizza At Land sull’idea della instabilità della personalità, per mostrare la battaglia che si agita dentro di noi quando vogliamo mantenere la nostra identità. Nei 14 minuti di film, un’intera vita viene descritta come in un sogno. Fu girato nel 1944 e la Deren lo scrisse, lo diresse e ne interpretò il ruolo principale, così come in Meshes of the Afternoon.
Il film comincia con Maya distesa sulla sabbia, con le onde dell’oceano che vanno e vengono come se fossero state loro a deporla lì. Questa simbolica nascita dal mare è stata scelta per farci pensare alla particolarità di un individuo che è diverso da tutti gli altri. Maya comincia a correre, ad esplorare il mondo circostante. C’è una vaga critica alla società del tempo, che non era affatto curiosa di sapere se c’era altro oltre la televisione e Hollywood.
A terra Maya vive uno strano viaggio incontrando altre persone ed altre versioni di sé stessa. Il compositore John Cage ed il poeta e critico cinematografico Parker Tyler furono coinvolti nel progetto del film ed appaiono in alcune scene, girate a Amagansett, Long Island. Alla fine Maya sceglie di tornare al mare dopo la sua odissea sulla terra per trovare la sua identità.

In At Land, una donna (Deren) emerge dall’oceano e si infiltra in diverse situazioni sociali, tra cui una cena ed una partita a scacchi sulla spiaggia. La sua emersione ed i conseguenti soggiorni tra le discordanti aree geografiche evidenziano l’elemento chiave del film - il montaggio. Il film getta la protagonista alla deriva in ambienti sociali e naturali ostili, ma fornisce al personaggio i mezzi per sopravvivere agli inospitali mondi in cui naviga - una moltiplicazione di sé stessa che mette in scena la similitudine e la differenza.
At Land è il film meno personale ma ancor più individualistico di Maya Deren - nel film ignorata da molti personaggi, la protagonista si riconosce e risalta per le sempre più astratte, de-personalizzate e spazialmente dislocate versioni di sé stessa.

Maria Pramaggiore