Arrêté

Arrêté

2001, Austria/Germania, 16mm, colore, sonoro, 4 min.

Sorvegliando il mondo e il cinema gioiosamente audace. Ciò che può esser ascoltato, mai immobile, sembra essere in qualche montaggio o altro, sullo sfondo le campane di un gregge di capre, e in primo piano le oche (e le campane di chiesa, poche persone: la ricchezza), e una volta, forse un pastore, qualcuno che chiama ad alta voce “arrêtez! Stop!” piuttosto che “fermo” (permanenza, stabilità), il titolo Arrêté. Quello che si vede è l’interno di una casa, e allo stesso modo il suono suggerisce ciò che si vede dei suoi dintorni attraverso le porte, le finestre e le fessure - entrambe l’architettura e la luce - che è da qualche parte nel paesaggio. Una di queste aperture verso l’esterno occupa il centro preciso di ogni immagine. Dopo una dissolvenza, all’inizio di ogni scena, possiamo vedere lo spazio attorno o condotto verso l’apertura alla massima ampiezza, fino a quando l’ambiente è quasi sommerso dalla luce; l’apertura dell’obiettivo poi si chiude facilmente fino al fermo minimo e discretamente il buio avvolge gli elementi visibili; questo è seguito da una dissolvenza contraria. Tutti i giorni estivi senza nuvole sono qui presentati, come un balsamo. (Con un volo...) - proprio come la sostanza del film, nella sua inquietudine interiore, nel suo scisma: l’immagine cinematografica e il fotogramma “pre-cinematografico”, il passaggio tra diverse percezioni nell’altro o intorno agli altri, nel movimento della luce.

Olaf Möller