1999, Olanda, 35mm cinemascope su dvd, colore, sonoro di Edwin van der Heide, 21 min.
Dopo aver realizzato i films #3 e #5, pensavo ad altri metodi per creare delle immagini distribuendo la luce attraverso i fotogrammi in modi anormali. Un’idea che mi è venuta in mente era di registrare un movimento continuo con delle esposizioni lunghe come avevo fatto prima, ma interrompendo queste esposizioni molte volte per creare dei disegni visivi. Ciò avrebbe generato delle interferenze interessanti fra i movimenti coinvolti. L’altra ricerca era il mio interesse crescente per la storia tecnologica del film. Cercavo un genere di film puro: le immagini, il dispositivo del film sarebbe venuto fuori da sé, se lasciato solo come era. Mentre pensavo ad un film puro ho cominciato a prestare attenzione alle origini storiche del film e ai nuovi media in generale. Oltre a #11, ciò mi ha portato ad esperimenti fatti con diverse installazioni meccaniche utilizzando i dischi nipkow o gli anorthoscopes. Questi due sviluppi stanno insieme nel principio che ho utilizzato per creare # 11. Per fare il film ho costruito una macchina che mi permetteva di controllare i tre movimenti:
- il movimento del film nella cinepresa,
- la rotazione di un otturatore di fronte alla sorgente luminosa,
- il movimento di una linea davanti alla cinepresa.
Le possibili interferenze fra questi tre movimenti sono il materiale che ho utilizzato per comporre # 11. Per ogni sezione del film ho registrato un set di originali nero e bianco di elevato contrasto che ho utilizzato nella stampatrice ottica per creare delle immagini di interferenza nel colore. Il principio su cui si basa la mia macchina è lo stesso utilizzato dallo scienziato francese Etienne-Jules Marey. Egli era interessato allo studio dei movimenti degli animali e degli esseri umani e per poter registrare questi movimenti ha inventato molti mezzi tecnici. Fra le sue invenzioni ci sono il cardiografo e la galleria del vento ed anche vari metodi crono-fotografici, considerati i diretti precursori del cinema. Per me comunque Marey è esponente di uno sviluppo che è molto più significativo dell’invenzione del cinema o dell’influenza che inoltre ha avuto sulla pittura cubista. Il suo lavoro contrassegna una precisa rivoluzione nelle strategie legate ai processi, ai movimenti e al flusso. Ciò che ha fatto Marey è stato inventare molti metodi per ottenere la registrazione dei movimenti naturali ed analizzare questa notazione piuttosto che dover guardare ed interpretare i processi in tempo reale. In particolare il suo uso della crono-fotografia mostra molto chiaramente il potere di divisione del movimento in fasi successive. Il tempo è convertito in spazio grafico, che interferisce con lo spazio grafico ereditato dalla prospettiva tradizionale. È questa stessa combinazione di isolamento delle fasi nel tempo e di conversione del tempo nello spazio grafico che ha condotto a molte altre potenti invenzioni, come la catena di montaggio. Il filosofo francese Henri Bergson ha confrontato questi principi al modo in cui funziona la mente umana per la risoluzione di problemi: la nostra mente può pensare soltanto dei concetti distinti ed il flusso è sempre visto come una transizione fra stati fissi.